… Si addentrarono nelle gallerie e, pieni di stupore,
esplorarono – riesplorarono – sale e meandri,
superarono strettoie e zone allagate,
lasciarono segni per non perdersi,
disegnarono mappe, scoprirono un mondo perduto
fatto di grandi vuoti, posti che narravano storie antiche
e toccavano corde ancestrali che
quei ragazzi neppure sapevano di possedere…
Fu in seguito a quelle scoperte che il borgomastro di Casola,
che erano uno grottesco mica poco, riunì il consiglio comunale
e, dopo un rapido consulto, il paese
decise di chiamarsi nuovamente Speleopolis.
All’unanimità.
Natalino Russo, Speleopolis-2013