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Nuvole 2018 – La seconda giornata, dalla candidatura all'Unesco alla valorizzazione delle grotte

Nuvole 2018 – La seconda giornata, dalla candidatura all'Unesco alla valorizzazione delle grotte

Scienziati, parchi, guide e turisti: le collaborazioni sono state al centro della seconda giornata a Speleopolis

Casola Valsenio, 2 novembre 2018 – Prosegue con grande affluenza il raduno internazionale di speleologia Nuvole, organizzato a Casola Valsenio dall’Associazione Speleopolis, arrivato alla seconda giornata di incontri e iniziative, dopo che la serata di ieri si era conclusa con il Proyecto Bellamar a cura di A. Danieli, un innovativo progetto di rivalutazione di una grotta in Messico attraverso la riproduzione in 3D – evento capace di attirare tanti appassionati.

Il venerdì è iniziato con la presentazione della candidatura dei parchi carsici dell’Emilia-Romagna al World Heritage UNESCO – un progetto speleologico e ambientale, dalla valenza territoriale, che parte da lontano e che solo in questo periodo sta avvicinandosi all’iter conclusivo. Paolo Forti, dell’Istituto Italiano di Speleologia, è intervenuto per spiegare come il fenomeno del carsismo dei gessi in questa regione sia unico per l’ambiente internazionale, con la formazione di concrezioni rare e la conservazione di organismi altrove inesistenti. “In Italia – ha ricordato Forti – abbiamo il più alto numero di siti appartenenti al World Heritage UNESCO: per questo motivo, ciò che vogliamo presentare deve essere unico al mondo”. È intervenuta anche l’Onorevole Patrizia Terzoni, sottolineando come l’ostacolo dei criteri stringenti dell’UNESCO possa essere superato solo da una concertazione di forze locali e istituzionali. Dello stesso avviso è stata anche l’Assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo, che ha concluso ricordando che questa proposta è “una candidatura importante per la regione intera, come dimostrato dal fatto che per la prima volta l’Emilia-Romagna stessa ha deciso di farsi soggetto proponente, garantendo autorevolezza”.forti unesco

Un’altra avventura partita da lontano è stata anche quella presentata in Sala Guidani, con uno Speciale Albania che ha raccolto le testimonianze, i bilanci e le prospettive di trent’anni di lavoro internazionale nello splendido mondo ipogeo albanese, ancora misterioso. “Ogni volta che ci addentriamo in una grotta”, ha raccontato Katia Poletti, del Gruppo Speleologico Faentino, “i locali ci chiedono se abbiamo trovato l’oro leggendario”. “L’Anabasi sotterranea” è stato un resoconto appassionante di avventure, ricerche scientifiche ed eccitanti scoperte, tra un finestrone di roccia scovato soltanto dai droni e l’esplorazione di grotte che “respirano”. In Albania la comunità speleologica internazionale ha stretto un rapporto fortissimo con la popolazione locale, che solo in questi ultimi anni sta affacciandosi sul mondo sotterraneo.

Il rapporto tra grotte speleologiche e grotte turistiche è stato sviscerato dal workshop tenuto ai Vecchi Magazzini nel pomeriggio, presentato dal professor Jo De Waele e approfondito da molti autorevoli interventi, tutti basati sulla proficua collaborazione tra speleologi e “sempliciguide delle grotte turistiche che sta andando avanti da qualche anno. “Non si può tutelare una grotta turistica senza la conoscenza della grotta stessa”, ha sintetizzato efficacemente Francesco D’Orilia, presidente dell’Associazione Grotte Turistiche Italiane. A differenza di quanto potrebbe sembrare, l’educazione delle guide ha un effetto di mutuo beneficio: trasformare una grotta selvaggia in patrimonio turistico può servire a proteggerla dai vandalismi e dall’incuria.

L’ultimo intervento del pomeriggio, tenuto ancora una volta presso i Vecchi Magazzini, è stato organizzato da Massimiliano Costa, direttore del Parco Vena del Gesso Romagnola, per parlare del rapporto tra istituzioni e speleologia organizzata. Costa ha condotto i vari ospiti alla presentazione di alcune esperienze specifiche svolte all’interno di aree protette a valenza carso-speleologica. L'obbiettivo è quello di portare gli speleologi a monitorare e fare interventi all'interno delle grotte comprese nei confini dei parchi, in un'ottica di conservazione.